Foto, storie, testimonianze sulla Gorizia di una volta

Categoria: Edifici storici

Ospedale E. Filiberto di Savoia – ex-sanatorio

Prefazione

La possibilità di visitare la struttura dell’ex-sanatorio mi è stata concessa da ASUGI per il tramite dell’Arch. Mauro BARACETTI, Direttore presso Gestione patrimonio e tecnologie, che ringrazio sentitamente. Con l’occasione ringrazio anche il suo staff che si è dimostrato molto cordiale e professionale.

Avviso ! La struttura è vietata al pubblico nonchè pericolosa.

Un pò di storia

La piaga della turbercolosi, la più diffusa malattia al mondo, colpisce l’uomo da millenni condizionando la società ed il suo sviluppo. Da metà ‘800 gli studi sulla malattia si fecero sempre più puntuali riuscendo ad individuare i metodi e le pratiche per migliorare le condizioni di salute degli ammalati.

Essendo una malattia che si sviluppa maggiormente in luoghi sovraffollati e carenti d’igiene come erano i luoghi di lavoro ed i dormitori dell’era industriale ci si rese conto che i malati potevano migliorare la propria condizione di salute allontanandosi da tali luoghi. Si consolidò la convinzione corretta che aria fresca, sole ed igiene potessero curare i malati. Fu così che nacquero i primi sanatori, edifici realizzati prevalentemente in luoghi arieggiati, esposti a sud-est, circondati dal verde.

I primi due sanatori sorsero a Roma ed a Como ma subito si procedette a stilare un modello costruttivo ed organizzativo per la successiva costruzioni di ulteriori strutture. Purtroppo la dotazione necessaria ad affrontare la richiesta consistente di posti letto si raggiunse appena nel periodo dopo la seconda guerra mondiale (evento che aveva incrementato notevolmente il numero di ammalati a causa delle condizioni igieniche). Negli anni’60 si raggiunse il numero di 60 case di cura per un totale di 26.000 posti letto … lo Stato, per il tramite dell’IMPS fece un grandissimo sforzo per arginare la malattia e per dotarsi di strutture moderne ed innovative.

Criteri per la scelta del luogo di costruzione di un sanatorio in Italia

Gli uffici tecnici della Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali (CNAS) stilarono il progetto con cui tutte le strutture sarebbero state successivamente costruite differenziandosi unicamente per la conformazione del luogo scelto.

I criteri per individuare il sito erano:

Conformazioni dell’ambiente

  • l’edificio deve affacciarsi su un parco
  • il parco deve essere attrezzato con vialetti e prati come un giardino
  • deve essere esteso proporzionalmente al numero di posti letto
  • il parco deve essere in leggera discesa
  • deve essere recintato per isolarlo dall’esterno
  • l’area non deve essere umida e con un clima asciutto
  • l’area deve essere protetta dai venti provenienti da nord
  • l’edificio deve essere posto in modo da ricevere luce durante tutto il giorno

Caratteristiche costruttive

  • almeno 200 posti letto per essere redditizio
  • dotazione di una portineria con autorimessa
  • presenza di due edifici distinti: monoblocco e padiglione di isolamento
  • costruzione a “T” per il monoblocco con al centro il reparto servizi comuni ed i reparti degenza ai lati
  • il monoblocco prevede la divisione in tre corpi: il lato sud ospita i reparti di degenza, gli ambiti di rappresentanza ed i servizi principali; il corpo posteriore ad est ospita gli uffici di amministrazione ed i reparti scolastici; il corpo posteriore ad ovest ospita il reparto contumaciale, i servizi diagnostici e gli alloggi
  • studio attento sui percorsi per il personale ed i degenti

Caratteristiche funzionali

Lo studio dei percorsi interni agli edifici e da/per il parco era d’importanza primaria per permettere di operare in maniera efficace ed evitare rallentamenti nell’operatività. Anche i percorsi dei degenti erano studiati per agevolare la successione di accettazione, diagnosi, cura ed attività durante la degenza.

  • refettori e soggiorni devono essere esposti a sud
  • le camere di degenza devono essere posizionati in prossimità della sala operatoria
  • il reparto operatorio deve essere in collegamento diretto con il reparto chirurgico
  • la cucina deve essere collocata ai piani superiori per evitare il propagarsi degli odori al resto della struttura
  • la centrale termica deve essere posizionata centralmente all’edificio e deve utilizzare la nafta come combustibile
  • gli ascensori devono essere installati in prossimità delle scale e devono essere veloci e capaci di grandi portate; devono essere inoltre presenti montacarichi per il trasporto dei soli materiali

Il sanatorio di Gorizia

La costruzione del sanatorio di Gorizia, progettato dall’ingegnere Antonio Fivoli, inizia negli anni 30 ma viene interrotta dall’inizio della Guerra Mondiale. I lavori verranno ripresi nel dopoguerra fino all’ultimazione nell’anno 1957.

L’ingresso principale di Via Vittorio Veneto dispone di due edifici ai lati del portone che avevano funzione di portineria e di sala d’aspetto per i parenti in visita. Varcato il cancello e percorso il corto viale che porta alla scalinata di accesso ci si meraviglia dell’eleganza dell’edificio. L’ampia facciata rivolta a sud-est è caratterizzata dal corpo centrale in stile classico, con quattro colonne ed un timpano.

Le due ali dell’edificio sono principalmente dedicate alle stanze di degenza con accesso diretto alle terrazze. L’altezza dei piani (4 metri) e la lunghezza totale dell’edificio fanno impressione quando vi si è vicino. Ai lati della scala di accesso ci sono due eleganti rampe delimitate da una balaustra in pietra e ferro.

L’ingresso principale è costituito da un piccolo atrio con pavimento in mosaico e porte in legno e vetro. Anche qui c’è molta luce e questa sarà una costante durante tutta la visita all’edificio seppure molte finestre siano chiuse. Dall’atrio si accede ai corridoi delle due ali, alle scale e subito di fronte al corpo centrale che ospita i servizi dell’ospedale.



La zona della mensa è molto grande in quanto i degenti ospitati erano al massimo 260. Anche qui ci sono molte finestre e diversi locali di servizi. Una particolarità sono i tre fori nella parete ad est della mensa. Oltre tale parete c’è una piccola sala tecnica che ospita un proiettore per la visione in sala mensa di film (un telo veniva calato sul lato opposto della stanza). Purtroppo questo piccolo vano tecnico non è accessibile in quanto la terrazza in ferro esterna, via di accesso, è crollata. In una delle stanzette è presente un montacarichi per portare i pasti che venivano cucinati al piano superiore (per non diffondere gli odori di cucina agli altri reparti).

Dall’atrio principale, utilizzando le rampe di scale a chiocciola, si raggiungono i piani superiori. Arrivati all’atrio del piano si dipartono due corridoi opposti che proseguono fino agli estremi dell’edificio. Da tali corsie, caratterizzati dalle finestre poste a nord (con vista sul parco retrostante) e da armadi a muro dove presubilmente venivano conservate le lenzuola e le coperte, si accede alle stanze di degenza. I corridoi sono ampi ed arieggiati e riflettono l’eleganza del progetto.

Le stanze di degenza sono un piccolo capolavoro! Tutte sono rivolte a sud-est in modo da essere illuminate durante la gran parte del giorno. Appena varcata la porta di ingresso si nota sul muro di sinistra la zona dedicata ai lavandi ed all’igiene divisa da un piccolo separè metallico. Sul muro di destra invece sono presenti degli armadietti a muro metallici dedicati agli effetti personali dei degenti. Quasi tutta la parete a sud-est è vetrata, con eleganti infissi in legno a scorrimento da cui si accede all’ampia terrazza. Pure questa è molto ampia perchè doveva poter ospitare i lettini dei degenti durante le ore dedicate all’esposizione solare ed aria fresca. La terrazza, lungo tutta la lunghezza, è dotata di veneziane in legno comandabili da una manovella per ombreggiare. Di fronte all’edificio, due alti pali in ferro ai lati del vialetto di accesso potevano essere attrezzati con un enorme telo su cui venivano proiettati i film godendo del clima mite e del parco circostante …. fantastico!

Nella zona terminale del corridoio è posizionata l’area dedicata ai bagni e docce. I vani sono un pò piccoli ma una griglia al di sotto della finestra permetteva di mantenere arieggiata anche questa area.

L’ultimo piano dell’edificio ospita alcuni vani tecnici e si può accedere alle terrazze. Qui vi sono delle tettoie dove si potevano stendere ad asciugare le lenzuola. Dal tetto si ha una vista privilegiata sull’ex ospedale civile posizionato di fronte e, poco più a sud, l’ex ospedale psichiatrico con il parco Basaglia. A nord si possono ammirare il Castello, il Seminario minore e più in lontananza il santuario di Montesanto.

Recentemente sono stati annunciati imponenti lavori di ristrutturazione e quindi Gorizia potrà nuovamente beneficiare di quest’area e di questo prezioso manufatto.

Avviso ! La struttura è vietata al pubblico nonchè pericolosa.

Ho trovato alcuni dati interessanti riguardanti la struttura leggendo la tesi di laurea del laureando Nicholas Bonini presso l’Università di Architettura di Trieste il quale ha svolto un lavoro notevole di ricerca.

Vista sul castello da Via Dreossi

Meravigliosa vista sul Castello scattata dal parco del Seminario minore, attuale piazzale di Casa Rossa.

Al giorno d’oggi i due grandi palazzi sulla destra non ci sono più ma rimane la terza casa che attualmente è collocata all’inizio di via del Colle.

Villa Diamantina è ancora ben visibile mentre attualmente appare un pò nascosta dagli alberi ormai cresciuti.

Francesco Coronini Cronberg

Francesco Coronini Cronberg (1899-1964) era il secondo di tre figli di Carlo Coronini Cronberg (1870-1944) e Olga Westphalen Furstenberg (1869-1954).

La cartolina qui sopra è stata personalmente inviata dal Conte Coronini ad un amico, proprietario terriero austriaco della zona di Missling bei Drauburg (Mislinja, attuale Slovenia), il 15 Luglio 1921.

Palazzo delle Corporazioni – 1944

Un’immagine del Palazzo delle Corporazioni (attuale Camera di Commercio Venezia Giulia – fu Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Gorizia) datata 1944

Ed. ris. A. Cadel – Trieste

Villa Ceconi

Prefazione

La possibilità di visitare Villa Ceconi mi è stata concessa dalla proprietà attuale per tramite dell’Agenzia Immobiliare Andrea Oliva & Partners. Ringrazio sentitamente entrambi per avermi permesso di visitare il parco e la villa e per i complimenti ricevuti riguardo la documentazione dei luoghi di Gorizia che pubblico su questo sito.

Un pò di storia

C’è un luogo a Gorizia che da sempre ha destato curiosità nei cittadini. Vuoi per l’alto muro di cinta, per la storia centenaria del luogo, per il susseguirsi di proprietari o per le attività svolte, Villa Ceconi ha un fascino un pò misterioso.

Dal progetto alla realizzazione

La sua costruzione fu voluta dal Conte Giacomo Ceconi (Pielungo, 29 settembre 1833 – Udine, 18 luglio 1910), grande imprenditore nel campo delle opere ferroviarie e che acquisì importanza lavorando per l’Impero Asburgico. Il progetto fu redatto dall’architetto Giovanni Andrea Berlam (Trieste, 3 luglio 1823 – Trieste, 1892) ed il terreno individuato per tale opera fu quest’area in cui erano attivi i vivai Seiller. Di tale precedente attività rimasero diverse piante che all’epoca, come per molti altri parchi di Gorizia, erano di prestigio. Negli anni a seguire la villa cambiò più volte proprietari tra cui Luigi Salvatore d’Asburgo-Lorena (Firenze, 4 agosto 1847 – Brandýs nad Labem-Stará Boleslav, 12 ottobre 1915), cugino della principessa Sissi, che fu un grande ricercatore. Tra le sue opere troviamo l’interessante “Espressioni di tenerezza e parole vezzeggiative nella parlata friulana (1915)” che riguarda il nostro territorio.

Il periodo delle Madri Orsoline

Nel 1922 la villa venne acquistata dalle Madri Orsoline, religiose già presenti in città già dal 1672 e che possedevano un monastero posizionato tra via delle Monache e la contrada dei Macelli (attuale via Morelli, al tempo via Roma non esisteva ancora). Lo spostamento del monastero era dovuto ai nuovi piani urbanistici della città che si stava evolvendo ed alla necessità di acquisire nuovi spazi. Visto che la villa era stata danneggiata durante la Prima Guerra Mondiale fu scelto l’architetto Max Fabiani (San Daniele del Carso, 29 aprile 1865 – Gorizia, 18 agosto 1962) per riportare la villa alla forma originaria. Proprio in quel periodo Max Fabiani stava contribuendo alla stesura del piano regolatore di Gorizia, documento necessario a seguito dei grandi bombardamenti del 1915-1918.

Contemporaneamente all’acquisto di Villa Ceconi iniziarono i lavori dell’edificio che si affaccia su Via Palladio e che sarà sede di asilo, scuole elementari e medie, una scuola di avviamento professionale, una scuola di economia domestica, una scuola magistrale ed una scuola di taglio e cucito. Sono proprio le Orsoline ad aver introdotto a Gorizia l’arte del ricamo e dei merletti in quanto all’epoca era fonte di reddito per l’istituto.
All’avvio della Seconda Guerra Mondiale la villa verrà requisita dalle forze armate (tedeschi, americani, jugoslavi ed infine americani nuovamente) per poi essere riconsegnata all’ordine religioso nell’aprile del 1947.
L’attività monacale in villa Ceconi è durata fino al 2013.

Tempi moderni

Il patrimonio appartenente alle Madri Orsoline di Gorizia è stato successivamente acquistato da Erpac (Ente regionale patrimonio culturale) nel 2020 e custodito presso il Palazzo Attems Petzenstein per essere successivamente esposto presso il Museo della Moda di Borgo Castello.


La visita di Villa Ceconi

Vista interna del cancello di ingresso principale di Villa Ceconi

Il cancello d’ingresso posto all’incrocio tra le vie Montesanto e via Palladio permette di accedere all’ampio giardino interno in cui si possono ammirare molte piante ben tenute e diversi arredi quali panchine in pietra, una fontana, lampioni in stile e diversi giochi per bimbi. Tra i molti alberi presenti di particolare pregio è la quercia da sughero centenaria posta vicino alla piccola edicola sacra raffigurante la Madonna.

Si deve proseguire un pò nel parco per riuscire a raggiungere la Villa e poterla ammirare. Subito colpisce l’eleganza della facciata dove spiccano le colonne di granito rosso.

La facciata di Villa Ceconi

I particolari della facciata sono elaborati ed eleganti e seguono lo stile neogreco.

A guardare da vicino, attorno alle finestre più basse, si trovano le scritte delle alunne che hanno frequentato l’istituto un bel pò di tempo fa.

Entrando nella Villa colpisce subito la qualità dei materiali e delle rifiniture. Composta da quattro livelli, i primi due piani sono quelli più eleganti mentre i piani superiori erano destinati alle monache. I primi due piani sono stati sede dell’ente ERSA fino al 2006 e quindi sono stati interessati da lavori di adeguamento degli impianti elettrici e di sicurezza.

Salendo al secondo piano cambiano le rifiniture e gli arredi della Villa in quanto destinati alla vita quotidiana. A questo livello sono presenti le camerate per le monache ed i bagni.

Infine il piano del sottotetto dà l’idea delle dimensioni della villa. I travi in legno sono massicci e tutto il tetto è stato mantenuto nel tempo e perfettamente conservato. Da due porte ricavate nel tetto si accede al tetto con due interessanti terrazzine ricavate in prossimità della facciata.

Infine alcuni particolari delle piastrelle e mosaici presenti al piano terra della villa. I colori sono ancora brillanti grazie a materiali di qualità.

Collegamenti a siti esterni

Agenzia Immobiliare Andrea Oliva & Partners

Suore Orsoline dell’Unione Romana – pagina web di Gorizia

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